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Piemonte: Chiamparino, pronto a tornare al voto. Se entro luglio non ci sarà sentenza chiara su firme false

logo_ansa(ANSA) – TORINO, 23 FEB – Sergio Chiamparino non ci sta a finire sulla graticola. E dichiara che se entro luglio la magistratura non avrà fatto chiarezza sulla vicenda delle presunte firme false a sostegno delle sue liste, alle elezioni regionali dello scorso anno, è pronto a dare le dimissioni. Lo ha annunciato questa sera ai maggiorenti del Pd regionale in occasione di una riunione della direzione convocata dal segretario piemontese Davide Gariglio proprio per affrontare la vicenda giudiziaria che ancora una volta – dopo la chiusura anticipata della legislatura Cota – mette in bilico la giunta regionale. Gariglio ha aperto l’incontro con un intervento fiume nel quale ha preparato il terreno all’annuncio del governatore, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni. “Non ci faremo logorare come è accaduto alla Giunta Cota – ha affermato il segretario – il Pd deve essere pronto a ogni evenienza, compreso il ritorno alle urne”.

Chiamparino ha preso la parola immediatamente dopo il segretario e ha lanciato l’affondo. “Se il 9 luglio, o intorno a quella data, non ci sarà una sentenza chiara e inequivocabile – ha detto riferendosi all’udienza fissata dal Tar del Piemonte, che ha subordinato i lavori all’esito dell’inchiesta penale della Procura della Repubblica – sono pronto a restituire la parola agli elettori”. “Ho riflettuto molto – ha aggiunto – sull’opportunità di tornare alle urne subito, e sappia questa assemblea che sono pronto a farlo domani in Consiglio regionale. Ma farlo immediatamente mi sembrerebbe più una fuga. Abbiamo provvedimenti in corso e agire anticipando la magistratura apparirebbe più come un atto di stizza personale che come una assunzione di responsabilità politica”. Smentendo le indiscrezioni che lo davano in partenza per un impegno istituzionale a Parigi, Chiamparino si è presentato a sorpresa alla direzione. L’annuncio è stato accolto da un brusio, sovrastato alla fine dall’applauso della direzione del partito. “C’è anche una questione personale: non voglio alzarmi al mattino, scendere a prendere il giornale, e che ci sia uno che mi dice che sono attaccato alla poltrona, perché – e qui sono scattati gli applausi – io non lo sono”. Il Tar ha ammesso nei giorno scorsi il ricorso contro una serie di liste provinciali del Pd e contro il listino del presidente, aggiornando l’udienza al 9 luglio, in attesa dell’esito delle indagini preliminari della Procura, che per le presunte firme false ha indagato fino ad ora dieci persone tra politici e funzionari del Pd. Ma Chiamparino non attenderà oltre. Anche se la vittoria alle urne, con oltre 600 mila voti di vantaggio, è stata “chiara, netta e inequivocabile nella sostanza”, per il presidente del Piemonte è necessario innanzitutto “evitare un clima di impaludamento” e la “perdita di credibilità” che ne conseguirebbe.