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Sanità in provincia di Alessandria. Per il presente un’Unità di crisi, per il futuro la consapevolezza che bisogna cambiare

La rete ospedaliera ha retto, ma è da dimostrare che il disallineamento organizzativo Aso-Aslal abbia giocato a favore dei cittadini.

Non ha funzionato la sanità di territorio, dove più tamponi e isolamenti, medici di base protetti e comunicazioni più efficienti avrebbero favorito il contenimento del contagio

Oggi e in futuro, l’Asl Al così come è organizzata, con il suo bilancio, con la carenza di personale e con le debolezze che conosciamo, è in grado di garantire la salute dei cittadini?

Questa epidemia ha evidenziato più di una falla nel sistema sanitario e ha messo in luce tutti i limiti degli strumenti che abbiamo a disposizione.

Nonostante il sacrificio di tutti gli operatori sanitari abbiamo dovuto subire parecchie disfunzioni che, almeno questo è il nostro punto di vista, meritano correzioni nell’immediato e scelte chiare per il medio e per il lungo periodo.

Per l’immediato rilanciamo la proposta di istituire un’Unità di crisi provinciale coordinata dalla Prefettura quale luogo di confronto e condivisione tra Istituzioni e rappresentanze economiche, professionali e sindacali, oltre che dei vertici delle Aziende Sanitarie.

Per il presente e soprattutto per il futuro è utile partire dalla consapevolezza che la rete ospedaliera ha retto e, pur tra mille difficoltà, ha saputo adeguarsi all’emergenza. Bisogna dire con forza ciò che ha funzionato, sebbene il disallineamento organizzativo tra due diverse realtà aziendali della nostra provincia (Aso e Asl Al) è da dimostrare che abbia giocato a favore dei cittadini. La rete ospedaliera ha retto per la scelta (obbligata?) di trasformare alcuni ospedali in strutture dedicate al covid-19 come Tortona e alcuni presidi privati. Ha retto, infine, anche perché quasi tutti i letti di terapia intensiva dedicati ad altre urgenze sono stati messi a disposizione per i pazienti contagiati dal coronavirus. Non ha funzionato la sanità del territorio che è lo spazio dove il contagio poteva e doveva essere contenuto con tamponi, isolamenti, unità speciali di continuità assistenziali, medici di medicina generale adeguatamente protetti e messi nelle migliori condizioni per lavorare in connessione con le strutture di – Asl Al – dedicate alla gestione dei pazienti a domicilio.

Ma la domanda giusta per quello che ci aspetta nei prossimi giorni e nei prossimi anni è: l’Asl Al così come è organizzata, con il suo bilancio che non pare godere di grande salute, con la carenza di personale e con le debolezze che abbiamo imparato a conoscere, è in grado di assolvere a questo compito così decisivo?

Servono cambiamenti radicali e coraggiosi per rafforzare la struttura che si occupa dei servizi territoriali?

Possono ancora coesistere due aziende che amministrano reti ospedaliere differenti?

Chiediamo a tutti i protagonisti istituzionali, sindacali, economici, professionali, associativi di partecipare ad una discussione seria per scegliere la strada da percorrere insieme per il futuro.

Di fronte ad eventuali nuove emergenze non possiamo permetterci di essere colti di sorpresa.

Domenico Ravetti Capogruppo Partito Democratico Consiglio Regionale

Corrado Tagliabue Capogruppo Uniti per la Provincia e il suo territorio

Pietro Gazzaniga Commissario Unione Provinciale Partito Democratico di Alessandria