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Negli insulti sul web un messaggio di annientamento, dobbiamo reagire. Parla Anna Rossomando

Centinaia di insulti sui social solo per aver rilasciato una intervista. Perché, per alcuni, chi non la pensa come te deve essere annientato. Un fatto pericoloso a cui bisogna reagire.

L’intervista ad Anna Rossomando  per Immagina di Carla Attianese 12 Giugno 2020

“Tutti alla camera a gas”, “Questa gente è da eliminare in toto”, “Vai a lavare i piatti”, “Chiudetela in una stanza con quattro amici suoi”. Sono solo alcuni tra le centinaia di insulti di cui è stata oggetto Anna Rossomando, senatrice del Pd e vicepresidente dell’Aula di Palazzo Madama, dopo aver rilasciato un’intervista a Fanpage in cui si dichiarava a favore del processo a Salvini sul caso Open Arms. Un caso che nei prossimi giorni arriverà in Aula dopo il passaggio in Giunta per le elezioni.

Tantissimi gli attestati di solidarietà arrivati alla senatrice, ma è tanta anche l’amarezza che sentiamo nella sua voce, sentendola per Immagina.

Senatrice, come spiega attacchi di questo tenore, ancora una volta indirizzati verso una donna?

Sicuramente c’è una forte componente sessista, ma c’è un problema più generale di violenza esercitata sui social da non sottovalutare, perché diretta verso chiunque esprima un’opinione diversa. La mia intervista aveva dei toni molto pacati, eppure la reazione è stata spropositata. C’è un messaggio di annientamento di chi non condividi, un fatto pericoloso a cui bisogna reagire, innanzitutto aumentando la sensibilità dell’opinione pubblica verso questi fenomeni. Per questo è necessario agire per migliorare una coscienza diffusa di civismo.

Non crede che anche un pezzo di politica abbia le proprie responsabilità?

Be’ chi viene prevalentemente attaccato è quasi sempre chi parla di tolleranza e integrazione, ma credo che vadano misurati anche quelli che prendono le distanze. Certo, spesso ci sono anche esponenti politici che dividono, perché conta prendere le distanze ma anche essere da esempio. Ricordo ad esempio gli attacchi a Laura Boldrini, che arrivavano non solo da anonimi profili social ma anche da esponenti politici, e non posso dimenticare quando su un palco della Lega venne raffigurata con una bambola gonfiabile. Sono comportamenti che sicuramente creano un clima favorevole, non prendendo le distanze e usando un’aggressività verbale fuori misura. Però il mio auspicio è di voler arrivare a coinvolgere tutti nella condanna di simili episodi, fuori e dentro la Rete. Ad esempio non mi ha fatto piacere che sul voto per la commissione contro l’odio proposta dalla senatrice Segre, non ci sia stato un voto unanime. Il momento alto è riuscire a coinvolgere tutti, e dunque mi preoccupa se non tutti prendono le distanze.

La Lega o il senatore Salvini le hanno espresso solidarietà?

No, in effetti no. E questo ovviamente mi dispiace perché non è per me che lo avrebbero fatto. Per fortuna ho ricevuto tantissime attestazioni di vicinanza che mi hanno fatto sentire che il nostro circuito democratico è vivo e vitale.

Perché secondo lei vengono prese di mira soprattutto le donne?

Sicuramente c’è ancora una cultura misogina in cui è mal tollerata la presenza delle donne. E quando si deve aggredire una donna, lo si fa spesso con insulti di natura sessuale. Una vera e propria forma di violenza, perché annulla la personalità riducendoti a oggetto.

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