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25 NOVEMBRE, BENIFEI: LAVORARE SU EDUCAZIONE E PREVENZIONE

Camminando per strada noi uomini non riceviamo occhiate, fischi, battutine. Quando andiamo in un locale o a fare la spesa non veniamo giudicati da sguardi indiscreti. Tornando da soli per strada, la sera, non rischiamo troppo spesso la vita. Per questo non possiamo capire con facilità cosa significhi essere vittime in un contesto sociale che genera abusi e violenze verso il genere femminile. Abusi che, durante questa pandemia, sono triplicati.

La violenza sulle donne è una vera emergenza nazionale, una malattia che continua a essere presente nella nostra società in maniera strutturale e che colpisce ogni ambito, ogni professione, ogni vita.

È un grandissimo problema per tutti, anche per gli uomini. Va tenuto sempre a mente perché nonostante i passi avanti compiuti nella sensibilizzazione e nel sostegno alla denuncia, per una donna la vita continua ad essere più difficile, anche sul piano professionale: per questo serve lavorare sul fronte della prevenzione e su quello educativo, per abbattere da subito gli stereotipi di genere e liberare le donne dal giogo della dipendenza economica, anche con misure specifiche di sostegno all’occupazione femminile.

In Parlamento Europeo, con una commissione ad hoc, stiamo cercando di dare il nostro contributo affinché la dimensione di genere sia sempre presente nella legislazione. Pochi mesi fa con una risoluzione abbiamo inoltre invitato sette Stati membri che ancora non lo hanno fatto a ratificare la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

Questa è una lotta culturale, politica, nei luoghi di studio e di lavoro e nella famiglia. Una lotta che va condotta ad ogni livello, in ogni ambito ed istituzione, online e offline. Perché sono sempre di più i casi di violenza e di persecuzione attraverso il web, i social e le chat, fortemente collegati a pratiche terribili come il revenge porn.

L’obiettivo deve essere una società libera dalla violenza sulle donne, una volta per tutte.