Qualche giorno fa, i rappresentanti delle scuole superiori di Novara e hinterland hanno scritto al Presidente della Regione Cirio e al Sindaco Canelli una “lettera d’amore” per la scuola. Sono stati proprio loro a definirla così. Già questa scelta mi piace. Nel momento in cui la politica, e non solo, gioca con il calendario rinviando continuamente la data per l’inizio delle lezioni, ragazze e ragazzi scrivono che la solitudine e l’impersonalità della didattica a distanza stanno diventando troppo pesanti.

Di Cirio non si hanno notizie, Canelli invece ha risposto che si è preferito rinviare in modo da non aprire le scuole per poi richiuderle dopo qualche settimana.

Ecco questa risposta non mi convince! Chi è a favore del rinvio, continua sostenere la tesi del meglio tenere chiuso oggi e riaprire con certezza domani. Perchè la pandemia ci consente un simile ragionamento? Le variabili sui tassi di contagio non mi pare che lo avvallino. Sia chiaro che nessuno tra i sostenitori delle “scuole aperte” vuole far correre rischi agli studenti o agli insegnanti e a tutto il personale . Non si può, però, continuare a mantenere un approccio emergenziale nei confronti della scuola. Dopo quasi un anno, non è accettabile parlare ancora di emergenza. Le scuole, in generale, la loro parte per attrezzarsi l’hanno fatta. Si sono inventate soluzioni inimmaginabili fino a qualche tempo fa. Se serve, sono sicuro se ne inventeranno anche delle altre.

Giustamente l’apprensione dell’intero Paese per le conseguenze della crisi economica è alta. Non altrettanto, invece, si può dire per gli effetti perversi che sta producendo, sulle nuove generazioni, un anno circa di mancata frequenza in aula delle lezioni.

È arrivato il tempo di volgere lo sguardo verso questa generazione smarrita e programmare il rientro in classe per restituire la scuola ai legittimi proprietari: le studentesse e gli studenti.

Se non ora, quando?

Nicola Fonzo