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Vaccini – Basta capri espiatori, si metta mano all’organizzazione

Dall’inizio della campagna vaccinale, ritardi e disagi sono stati attribuiti sempre a fattori esterni: l’incertezza delle forniture da Roma o la scarsa disponibilità dei medici di base, ad esempio. Oggi, sulla base di quanto apprendiamo dai giornali, secondo la Giunta Regionale sarebbe la volta dei no – vax. Mai un riferimento a problemi “interni” al modello organizzativo piemontese.

È tuttavia un fatto che, a oggi, ci siano persone, nelle fasce più giovani, che hanno la propria prenotazione nella seconda metà di agosto: se questo (dichiarato) gran numero di novax diventerà un problema, lo sarà decisamente più avanti.

Registriamo anche che ogni volta che viene aperto un openday la risposta è sempre stata massiccia: in pochi minuti i posti sono sempre andati esauriti. Risultati non coerenti con un problema “no vax” che, non si capisce perché, sarebbero concentrati in maniera particolare in Piemonte.

C’è in realtà una gran voglia di vaccinarsi a cui il nostro sistema, al netto della disponibilità e dell’abnegazione del personale socio-sanitario, non riesce a dare risposte in linea con le regioni più performanti. Oppure le dà con un servizio di qualità inferiore: la piattaforma, ad esempio, non consente di scegliere la data, non offre indicazioni del tipo di vaccino né della data del richiamo. Tutte variabili che, tra le notizie di questi giorni e le ferie imminenti, vengono prese in seria considerazione da chi sta aderendo o deve aderire.

I limiti sono dunque organizzativi e le farraginosità della piattaforma piemontese sono decisive. Chi mesi fa ha scelto la piattaforma di Poste Italiane ha fatto un balzo notevole in avanti.

Intanto oggi il Piemonte è quattordicesimo per dosi somministrate rispetto alle ricevute, tredicesimo per percentuale di popolazione che ha ricevuto almeno una dose e dodicesimo per chi ha completato il ciclo.

Il Piemonte è nono per over 80 che abbiano ricevuto almeno una dose e quindicesimo per over 70 che abbiano ricevuto almeno una dose, sempre in percentuale sulla popolazione.

Sarebbe ora di provare a guardare ai problemi “interni”, per un motivo molto semplice: se non si riconoscono è impossibile superarli.

Daniele Valle – Coordinatore del Gruppo di lavoro Covid

Domenico Rossi – Vicepresidente della Commissione Sanità