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EMERGENZA UNGULATI. IN PIEMONTE IL PROBLEMA NON TROVA SOLUZIONI ADEGUATE

Aumentati i sinistri stradali. Enormi danni al comparto agricolo.
“L’emergenza ungulati continua a non trovare soluzioni e il problema è ancora più evidente in Piemonte che è una delle regioni d’Europa dove la presenza di questi animali è maggiore, in particolare a causa del numero di cinghiali. La situazione parrebbe essere fuori controllo.
Le derive riguardano aspetti precisi: i danni al comparto agricolo, la sicurezza pubblica, l’aumento delle spese a ristoro dei danni, l’impatto negativo sulla biodiversità. All’emergenza generale si aggiunge quella specifica della Peste Suina Africana la cui gestione presenta criticità che abbiamo denunciato pubblicamente più volte purtroppo senza essere ascoltati dalla destra al governo del Piemonte” dichiarano la Vicepresidente della III Commissione del Consiglio regionale Monica Canalis e il Consigliere regionale Pd Domenico Ravetti.
“Non è un caso – proseguono gli esponenti dem – se in Consiglio regionale abbiamo proposto l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulla gestione degli ungulati e della Peste Suina Africana. E non è un caso se la maggioranza in Consiglio regionale ha respinto la nostra proposta. In quella sede avremmo voluto elaborare con precisione i dati a disposizione, approfondire le dinamiche gestionali, analizzare gli strumenti a disposizione e migliorarli.
Non è stato possibile. Così in Piemonte rispetto ai sinistri stradali causati dagli ungulati siamo passati dai 236 del 2018 con quantificazione dei danni pari a circa 650 mila euro, a 809 del 2022 con quantificazione dei danni pari a circa 1 milione e 750 mila euro. Una crescita del 37% in soli quattro anni.
Gli ultimi dati a disposizione rispetto ai danni alle colture causati dai cinghiali risalgono al 2021 e riportano 5733 domande accertate da parte degli agricoltori, per un importo pari a circa 5 milioni e 700 mila euro. Mentre nel 2021 i danni alle colture causati dai caprioli sono rilevabili dalle 507 domande accertate per importi pari a circa 738 mila euro”.
“In Piemonte, insomma, – concludono Canalis e Ravetti – il numero eccessivo di ungulati è ormai una calamità, alla quale la Giunta regionale dovrebbe rispondere con più decisione, non solo per salvaguardare l’ecosistema e le attività agricole, ma anche per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico per tutti i cittadini piemontesi. E’ finalmente arrivato il momento di impostare nuove e più efficaci progettualità di contenimento. Quanto fatto finora è evidentemente insufficiente. Noi siamo a disposizione”.