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Mattiello: sono passati già trent’anni dalla strage di Capaci, ma non abbastanza per consegnare quei fatti alla storia

Trent’anni dalla strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, assassinati dal tritolo mafioso, non sono abbastanza per consegnare quei fatti alla storia.

Perché è un passato che non passa.

Sicuramente la reazione dello Stato dopo le stragi ha portato a risultati importanti sul piano del contrasto ai fenomeni mafiosi, ma la partita non è finita. Rimane aperta la sfida posta da una verità che ha ancora troppe macchie, che con crescente difficoltà vengono affrontate dagli inquirenti, anche se a Reggio Calabria, a Firenze, a Caltanisetta ed a Palermo sono ancora aperti processi di grande interesse.

Resta aperta la sfida posta dal rinnovamento dell’armamentario normativo che costituisce il così detto “doppio binario” ovvero quel poderoso insieme di strumenti di diritto sostanziale e procedurale, generato tra il 1982 ed il 1992, che ha fatto dell’Italia la capitale mondiale dell’antimafia istituzionale e che oggi diversi attori vorrebbero addomesticare, se non neutralizzare.

Resta infine la sfida della rigenerazione della capacità politica e sociale di essere baluardo di consapevolezza diffusa e di azione politica, quella capacità che nel ’92 ha fatto la differenza e che tanto ha avuto a che fare con Torino. Sì, Torino. Don Luigi Ciotti che prima fonda la rivista specializzata Narcomafie e poi lancia LIBERA, il più grande coordinamento di associazioni e scuole antimafia della storia repubblicana. Gian Carlo Caselli che all’indomani delle stragi, che provocano anche le dimissioni del capo della Procura di Palermo, chiede al CSM di essere trasferito proprio a Palermo.

Luciano Violante, che dopo aver avuto un ruolo centrale nella elaborazione della Legge “Rognoni-La Torre” del 1982, da Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia nel 1992 porterà al voto una relazione sul rapporto mafia, politica, che resta un punto di riferimento ancora oggi. Non possiamo che fare tesoro di questa eredità.

Davide Mattiello
Deputato della XVII Legislatura
Consulente della Commissione parlamentare anti mafia, XVIII Legislatura